18
Jun
2015

Ecco su cosa punta la Cina in Europa

Angelo di MambroContatto stabilito tra Cina e Ue sul piano Juncker. Anche se finora “non sono state presentate proposte concrete”. E’ quanto riferisce, dopo le indiscrezioni riportate da Reuters, Annika Breidthardt, portavoce del vicepresidente della Commissione Ue per il lavoro, crescita e investimenti Jyrki Katainen. “Nel contesto del piano di investimenti per l’Europa – spiega aFormiche.net la funzionaria – la Commissione è stata contattata dalle parti interessate provenienti da fuori Europa, inclusa la Cina, ma non sono state presentate proposte concrete”.

Tuttavia, la porta non è chiusa. Anzi, sembra spalancata per offerte che, sempre secondo Reuters, potrebbero diventare ufficiali a fine mese, nel corso del Summit UE-Cina in programma a Bruxelles il 29 giugno. Gli obiettivi degli investitori della Repubblica popolare sono nel settore delle infrastrutture energetiche e della mobilità, a sostegno della iniziativa “One Belt, One Road“ lanciata da Pechino a fine 2013. “La Commissione è impaziente di proseguire il dialogo con tutte le parti interessate”, conclude la portavoce, ricordando che le parti terze, come Stati o investitori extra-UE “possono contribuire in tre modi: a livello di contributo nel fondo EFSI, tramite una piattaforma di investimento o a livello del singolo progetto”.

Nel caso di un contributo diretto “si tratta di una decisione governativa e non sappiamo se la Cina contribuirà o meno ad incrementare il fondo, le cui regole di governance non sono ancora state finalizzate”, racconta Luigi Gambardella, che con l’organizzazione ChinaEU è uno dei più entusiasti pontieri tra Pechino e Bruxelles. Nel caso di singoli progetti “la contribuzione della Cina può avvenire tramite investimenti da parte di banche commerciali, che investiranno sulla base della validità dei progetti ed in seguito ad approvazione della BEI”. E di questo si è parlato in unseminario organizzato proprio da ChinaEU a Bruxelles il 4 giugno scorso, presenti le quattro più importanti banche cinesi, che coincidono con le più grandi al mondo.

Che l’interesse cinese per il piano Juncker sia qualcosa di molto concreto lo conferma anche il vicepresidente del Parlamento europeo Gianni Pittella, in viaggio nella Repubblica popolare con una delegazione del suo gruppo politico, gli S&D. “Nei nostri colloqui – racconta Pittella – le autorità cinesi hanno apertamente confermato la loro disponibilità a partecipare al piano di investimento Juncker”. L’interesse dell’Ue, oltre che nella finalità immediata di aggiungere sostanza al programma per rilanciare l’economia presentato lo scorso novembre dal presidente della Commissione, sta nella possibilità che nuove porte si aprano per gli investimenti europei in Cina. “In vista dell’accordo bilaterale degli investimenti – aggiunge il vicepresidente del PE – rileviamo la necessità per la Cina di aprire di più il proprio mercato agli investitori europei”.

Ieri, intanto, la Slovacchia ha annunciato un contributo da 400 milioni per il piano Juncker, facendo salire a sette il numero dei paesi dell’UE che hanno annunciato di voler partecipare al fondo ancora prima che diventi pienamente operativo.

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